Quando la porta si aprì, l’uomo seduto
accanto alla finestra non si voltò a guardare chi entrava.
Era certo che fosse il suo uomo e che gli
portasse buone notizie.
Parigi e ben presto tutta la Francia sarebbero
insorti.
Quei tali, Robespierre e Saint Just, stavano
creando un vero e proprio maremoto, incitando le folle a lottare per libertà;
libertà dalle catene della fame, della miseria, degli stenti più
disumani.
Basta, si gridava per le strade, con gli
sprechi, i gioielli e i vestiti delle dame aristocratiche, i banchetti
sontuosi sfamavano pochi nobili e riducevano alla fame un’intera popolazione,
i più deboli morivano, le donne si ammalavano e i sovrani vivevano
negli sfarzi di Versailles.
Inutile dire che quel precipitare degli eventi
a sfavore del Re non poteva che allietare il cuore dell’astuto duca d’Orleans,
d’altra parte aveva già da qualche tempo appoggiato la causa del
popolo!
Nemico dichiarato delle loro maestà,
non si era forse riempito il palazzo di giovani liberali, scrittori, artisti
in genere con discutibili idee rivoluzionarie e assurdi sogni d’eguaglianza?
Non aveva forse offerto un sicuro rifugio
a quel giornalista che stava sempre con Robespierre? Quel tale Bernard
Chatelét,che aveva dato il tormento a quegli sciocchi cortigiani
già tanto terrorizzati dagli eventi, ma non abbastanza da capire
che di lì a poco sarebbero arrivati tempi ben più duri!
“ La notizia su cui mi avete chiesto d’indagare
è vera, signore.”
Il duca spostò lo sguardo sul giovane
in piedi accanto alla porta chiusa.
Ad un cenno, il ragazzetto continuò:
“ Il colonnello Oscar ha lasciato villa Jarjayes
stamattina all’alba. I suoi uomini sono già sulle sue tracce. Ah..sembra
anche che sia partita da sola, il suo attendente non era con lei.”
“ Meglio così, Pierre,..” assentì
il duca, con un sorriso di scherno. “..non che il suo servo sia il massimo
delle mie preoccupazioni!”
Il giovane s’inchinò brevemente ed
uscì.
Il duca lasciò ancora che gli occhi
scivolassero fuori, ma non erano certo il prato fiorito o la primavera
che sbocciava tra i rami degli alberi a catturare la sua attenzione.
Vedeva molto più lontano, il duca.
Vedeva il suo regno.
Lui, re di una Francia agonizzante.
“Quando il colonnello verrà ucciso,
la famiglia reale scatenerà una guerra feroce contro gli uomini
di Robespierre. La regina chiamerà gli eserciti, verrà versato
sangue da entrambe le parti, ma vincerà il popolo, lo sento..Anche
se non fosse così, se il Re dovesse vincere i rivoluzionari, sarà
talmente debole vacillante il suo trono che non mi sarà difficile
rovesciarlo!” strinse forte i pugni, fiero della sua follia.
“ Che popolo e sovrano si scannino
tra loro…Dalle loro ceneri sorgerà il mio impero!”
Finì con una risata il suo folle,
incredibile sogno.
***
Un’ora e mezza di cammino e già Oscar
aveva deciso di fermarsi.
Non che fosse stanca, aveva pensato
di concedersi un minuto di pace, di riflessione.
I minuti si erano susseguiti ed erano divenuti
quindici, forse venti.
Forse…
Si era addormentata?
Cullata da una brezza gentile che per un
attimo…
Un attimo solo…
Le era parso di sentire André che
la chiamava!
Si drizzò a sedere sull’erba, si porse
all’ascolto.
Sciocca..!
Si disse quasi subito, ridendo di sé.
Come poteva aver udito André?
Lei lo aveva lasciato a casa, non erano partiti
insieme, non…César, legato poco lontano iniziò a scalpitare,
scrollando la folta criniera bianca e nitrendo leggermente, quasi qualcosa
d’insolito lo rendesse nervoso.
Oscar balzò in piedi, mise mano alla
spada.
I raggi del sole penetravano attraverso i
rami della grande quercia e rimbalzavano sui suoi lunghi capelli biondi,
i suoi occhi erano accesi per la trepidazione, le orecchie poste all’ascolto
del benché minimo suono.
Tutt’intorno era immerso nel silenzio, alti
cespugli la circondavano, un eventuale nemico avrebbe avuto di che nascondersi
e lei sarebbe stata in trappola.
Calmati, Oscar, nessuno sapeva
che venivi ad Arras, non hai nulla da temere.
E anche se fosse un agguato venderai cara
la pelle.
Era la prima volta che sentiva d’aver paura.
O forse prima d’ora non l’aveva mai riconosciuta
come tale?
La paura è per i deboli..non per il
colonnello della guardia Reale!
Le foglie di un cespuglio si mossero, girò
la testa rapidamente.
Con studiata lentezza estrasse la lama dal
fodero.
Fu grande la sua meraviglia quando dal fogliame
emerse la testa di un cavallo.
Un istante e la bestia parve riconoscerla
e César gli si mosse incontro.
Era chiaro…quello era Vento, il cavallo di
André.
“ Ma che…”
“ Buongiorno, Oscar.”
Quella voce le scaldò tutto il corpo,
riportandole alla mente sensazioni che avrebbe voluto poter scordare.
Si girò a guardare André e
la sua voce risuonò stanca e rassegnata mentre gli domandava:
“ Cosa ci fai, qui?”
André distolse lo sguardo.
“Il mio lavoro, Oscar. Sono un servo, no?
Sono addetto alla cura della tua persona..ma non posso farlo se tu non
mi dici dove vai.”
“Senti, André…mi pare di aver detto
che volevo partire e stare da sola..”
“ A me non hai detto niente.”
“ Perché non serviva che tu lo sapessi!”
gridò Oscar, esasperata di fronte
a quegli occhi che parevano scavarle dentro l’anima.
“ Lo vuoi capire o no che posso cavarmela
da sola? Ho trent’anni, ormai, sono un uomo…!”
André chinò il capo e sorrise,
contenendo a stento la collera.
“Ah, già, sei un uomo..Scusa. Oscar,
l’avevo scordato.. Comunque è stato tuo padre a dirmi di seguirti
e proteggerti..Anche se sei..un uomo…” marcò volutamente le ultime
due parole “…devi sottostare agli ordini di tuo padre, a meno che tu non
voglia tornare indietro e metterti a discutere con lui!”
Oscar si sentì impotente dinanzi a
quello sguardo.
Fu sul punto di replicare, infine rinunciò,
gli voltò le spalle e sussurrò:
“Fa’ come ti pare, André…” raggiunse
il suo cavallo e vi montò su.
Senza che lei potesse sentirlo, André
le rispose, piano:
“..No, Oscar…Come pare a te!”
Salì in sella a Vento e la seguì
fuori del boschetto, sul sentiero principale.
Percorsero pochi metri in assoluto silenzio,
cavalcando l’uno dietro l’altro senza correre troppo.
Mancava poco più di un’ora alla tenuta
dei Jarjayes ed Oscar non aveva alcuna fretta.
La rabbia che aveva in corpo stava sbollendo
pian piano ma ce l’aveva ancora con André, per come l’aveva trattata,
parlandole come mai nessuno le aveva parlato e arrivando persino a fare
quel che mai nessuno aveva osato, baciarla così, toccarla, stringerla,
avvolgerla in un tale calore…
“Attenta, Oscar!”
Al grido d’avvertimento dell’amico, lei aveva
già tirato le redini.
V’era a terra un uomo, probabilmente ferito,
forse addirittura morto.
Il suo cavallo era poco lontano e accanto
al corpo del viandante v’erano sparsi vestiti e una cesta vuota.
Oscar scese di corsa da cavallo e si precipitò
verso lo sconosciuto.
André fu sul punto di dirle di essere
prudente, ma lei era già accanto a lui e lo girava con cautela per
vedere chi fosse.
“ E’ ancora vivo, per fortuna..” disse Oscar.
Poi, rivolta ad André:
“ Aiutami a metterlo sul mio cavallo, dobbiamo
portarlo con noi, è svenuto..”
Non fece neanche in tempo a finire di parlare.
Dai cespugli balzarono fuori una dozzina
d’uomini, armati di spade e pistole circondarono André e Oscar e
li tennero sotto tiro.
“..Una trappola! ” mormorò Oscar,
alzando le mani quando uno di loro avanzò verso di lei con la pistola
puntata contro la sua testa.
“ Proprio così, colonnello Oscar Francoise
de Jarjayes!”
La sbeffeggiò quello, mentre dietro
di loro il falso ferito si rialzava, soddisfatto per la sua interpretazione.
Un terzo uomo costrinse André a scendere
da cavallo, un quarto prese ad insultarlo, sempre tenendolo sotto il tiro
di una spada.
“ E così tu sei il servo dei Jarjayes!”
gracchiò quello che l’aveva fatto scendere.
Allo sguardo impassibile di André,
l’uomo rise divertito.
“ Ma che modo di guardare la gente, cerchi
d’impressionarmi? A forza di lavorare con i nobili, voi lacchè avete
negli occhi la stessa arroganza dei vostri padroni!”
“ Che cosa volete da noi?” chiese Oscar,
cercando di mantenersi calma.
La spada che puntava contro il petto di André
era l’unica cosa cui riusciva a pensare.
“ Non preoccupatevi, madamigella, vogliamo
solo uccidervi.” s’inchinò, quello che doveva essere il capo degli
assalitori.
“ Innanzi tutto credo sarà molto utile
chiedere un riscatto al Generale vostro padre. La regina in persona, è
certo, darebbe parte dei suoi averi pur di salvarvi la vita!”
Oscar scosse il capo.
Morire?
Morire a quel modo e senza aver potuto chiarirsi
con…
Fu il suo solo, disperato pensiero prima
che l’uomo si rivolgesse ad André:
“Tu, se vuoi, potrai unirti a noi. Questi
sporchi nobili devono crepare tutti e mi sembra giusto che siate voi servi,
a vendicarvi per primi per le umiliazioni ricevute!” gli si avvicinò.
“Se sarai tu a trafiggere il cuore di madamigella
Oscar…nessuno dubiterà di te e sarai libero!In fondo tu non saresti
neanche dovuto essere qui…Allora? Che ne dici?”
Non ricevendo alcuna risposta, il bandito
continuò:
“Se non accetterai, sarai tu il primo a morire.
Questo dovrebbe schiarirti le idee, stupido servo!”
Forse se l’era attesa, quella reazione, o
forse no, fatto stava che André sputò in faccia al suo assalitore.
Lo fece per rabbia, per ribellione, o forse
per dimostrare al suo unico amore, casomai ce ne fosse stato bisogno, che
per lei era pronto a morire.
Non tardò ad arrivare la risposta
del malvivente.
Mentre due lo tenevano fermo, l’altro prese
a colpirlo senza pietà, al volto, allo stomaco.
Dalla bocca di André non uscì
un solo lamento mentre i suoi occhi cercavano quelli di Oscar, per trasmettergli
di approfittare di quel momento e scappare.
Oscar percepì il suo pensiero, lo
intese perfettamente gridarle di mettersi in salvo ma non avrebbe eseguito
quell’ordine.
Fuggire o morire insieme, mentre gli occhi
le si riempivano di lacrime per un sentimento che cresceva in lei e al
quale non sapeva dare un nome.
E quando il bandito spedì fulminea
la spada contro André e questi poté sentire il grido disperato
della sua Oscar, fu la consapevolezza di doverla salvare, di non poterla
lasciare sola a dargli la forza di reagire, afferrare uno di quegli uomini
e farsi scudo con lui.
La lama affondò nella schiena dell’aggressore
e lo uccise sul colpo.
Rapidamente, André s’impossessò
della sua spada e spinse il corpo inerme del malcapitato contro quello
del suo uccisore.
Fu il diversivo che permise ad Oscar di prendere
in mano la situazione.
Un movimento repentino, con un calcio allontanò
il suo carceriere, sguainò la spada e si lanciò verso coloro
che minacciavano André.
Si batté con rabbia e nel guardarla,
così fiera e battagliera, André sentì il cuore scoppiargli
nel petto.
I capelli biondi brillavano al sole, aveva
scintille negli occhi e i gesti erano eleganti e decisi, la mano
destra impugnava la spada con maestria e menava fendenti precisi e terribili.
Sarebbe rimasto ore a contemplare quel magnifico
corpo che danzava, sinuoso, sulle note della battaglia, avrebbe voluto
che esistessero solo loro due, due corpi arsi dalla passione.
Svegliati, André, abbandona il
tuo folle sogno.
Pensa a salvarla, adesso, a vegliare su
di lei.
Non pensare all’amore che ti consuma,
non pensare…
“ André!” sentì il grido di
Oscar e credette, per un attimo, che fosse stata colpita.
Impallidì.
“Oscar..”
L’avrebbe voluto urlare, ma gli era uscito
poco più che un sussurro.
Fece per muoversi incontro a lei, ma un dolore
al fianco lo costrinse a fermarsi.
Era lui ad essere stato ferito.
Con un rapido colpo, Oscar si liberò
di uno degli avversari e con un agile balzo ne evitò un altro.
Corse, disperata, incontro ad André
che pareva essersi un po’ ripreso e nonostante la ferita continuava a battersi.
Erano ancora in troppi ed abili con
la spada ma ciò che preoccupava Oscar era che avevano anche la pistola.
Non dovevano dar loro modo di usarla.
“Va tutto bene, André?” gli chiese,
apprensiva.
“Sì…E’ una ferita leggera, non preoccuparti,
Oscar..”
E intanto continuava a sanguinare…
Ma che potevano fare? Erano soli, erano in
trappola, non avevano vie di fuga!
“ Maledetta nobile! Ammazziamola!” incitò
il capo di quel gruppo di ribelli, ma non sarebbero morti, no…
Non potevano assolutamente morire!
Fine 2° parte
Laura